Bruno Usseglio, Vita di una comunità alpina. Fenestrelle e l’assedio del 1708, Alzani Editore, Pinerolo 2012.
Affitti, vendite, multe, tasse, forni, strade, fontane, pascoli, ponti, canali irrigui, boschi, alpeggi: così scorre la vita amministrativa e civile di una piccola comunità montana a cavallo di due secoli, mentre l’ombra della guerra copre ogni cosa, entrando a volte fin nelle case. Tutto questo troviamo nell’ultimo libro di Bruno Usseglio Vita di una comunità alpina Fenestrelle e l’assedio del 1708, pubblicato nel dicembre 2012 da Alzani Editore in Pinerolo.
L’autore traccia un approfondito affresco, sospeso tra opera divulgativa e materiale documentale (in parte ancora grezzo) per ricercatori e storici interessati alla Val Chisone, del sistema di conduzione della comunità fenestrellese tra la fine del Seicento e il primo ventennio del Settecento, aggiungendo inoltre un accurato esame delle vicende belliche del periodo, con particolare approfondimento dell’assedio del Fort Mutin (agosto 1708). Un lungo e puntiglioso lavoro di ricerca archivistica, supportato dal sostegno dell’Associazione culturale La Valaddo di Villaretto Chisone, lo ha portato a disporre di una massa di dati, di riferimenti e di informazioni veramente notevole. Il materiale è stato studiato ed esposto nel presente volume, scomponendolo in due sezioni principali. Nella prima, divisa in quattro capitoli, vengono analizzate l’amministrazione francese di Fenestrelle, le vicende belliche dei primi anni del Settecento relative alla Val Chisone, la campagna delle Alpi del 1708 (con un notevole approfondimento sull’assedio del Fort Mutin) e infine l’amministrazione sabauda nel periodo del Trattato di Utrecht. Nella seconda parte riferentesi ai documenti allegati, forse di più faticosa lettura, l’autore ha trascritto e schematizzato numerosi atti cartacei, sia civili che militari, relativi all’amministrazione della comunità: dall’alloggiamento delle truppe al trasporto di lettere per l’esercito francese, dall’elenco degli animali da carico ai conti relativi ad alcuni anni. Non si può tralasciare un elemento che valorizza ulteriormente il volume, ossia la ricerca sul terreno (che molti altri autori spesso tralasciano, limitandosi a una ricerca bibliografica e documentaria), con scarponi ai piedi, macchina fotografica in mano e molta intelligenza e umiltà nel ricercare e analizzare le tracce ancora presenti. Sono le trenta pagine dedicate dall’autore alle fotografie dei resti delle fortificazioni della zona, ai rilievi e alle ricostruzioni grafiche, completando il tutto con la precisa descrizione dei percorsi di accesso ai punti maggiormente interessanti. Una brevissima bibliografia (probabilmente un ampliamento sarebbe stato utile) completa il libro.
Ettore Peyronel