San Sicario è forse l’emblema della montagna-loisir anni ‘90, la montagna del turismo di massa, che si nutre di sport invernali e discipline “outdoor”, di infrastrutture e comodità. Una montagna “senza residenza”, ma fatta solo di seconde case, “inventata” nel XX secolo. Un luogo generalizzato che riproduce i connotati delle città. Una sorta di grande residence, oltre 1500 seconde case, che a un certo punto, nel giro di poche stagioni, hanno assistito alla fine di un modello di turismo durato oltre 30 anni: condomini deserti, parti comuni lasciate all’incuria e al degrado, desertificazione commerciale.
Costruita ex novo tra il Monte Fraiteve e Cesana all’inizio degli anni ’70, su progetto dell’architetto francese Laurent Chappis, specialista nella progettazione di stazioni sciistiche caratterizzate dallo “ski total”, San Sicario si presenta ancora oggi come un moderno centro turistico, con residence e condomini, garage sotterranei e monorotaia, disegnata da Sergio Pininfarina, che collega la “piazzetta”, cuore del paese, ai residence inferiori. Una realtà che oggi, sull’onda dell’entusiasmo, verrebbe definita una “smart city”, o meglio, uno “smart small village”. Ma allora, per quale motivo San Sicario rischia il declino?
Proprio all’alba del XXI secolo, il periodo in cui tutto sembra debba diventare “smart”, San Sicario entra in crisi: un susseguirsi di passaggi di proprietà dei locali commerciali, con imprese più interessate a operazioni finanziarie e business immobiliare immediato che alle prospettive del centro turistico, causa la chiusura progressiva di quasi tutti gli esercizi commerciali. I prezzi d’affitto diventati insostenibili, a fronte di un calo della gente che veniva a passare le vacanze nelle seconde case. La borgata si “spopola” di “non residenti”, anche nei periodi vacanzieri, e cominciano a comparire i primi segni dell’incuria e dell’abbandono. Il punto più basso San Sicario lo tocca all’inizio della stagione sciistica 2010/2011, quando Giovanni Brasso, presidente della Sestriere spa, annuncia che per quell’anno la seggiovia “Trilenta”, che dal piazzale del paese porta agli impianti alti di “Soleil Boeuf”, e di lì in tutta la Via Lattea, rimarrà chiusa. Sembra quasi una dichiarazione di morte per la piccola stazione sciistica piemontese. Che invece, proprio tra i suoi “non residenti”, trova la forza per reagire al progressivo declino.
Succede che a patire dalla stagione 2010/2011, una quindicina di frequentatori e possessori di case di San Sicario si incontrino per cercare una soluzione. E decidano, insieme ad altri 20 “coinquilini”, di costituire una società che riparta dall’acquisto dei locali commerciali e della monorotaia della borgata. Nasce la cooperativa “Nonsoloneve”, salutata dai mezzi di comunicazione come la «cooperativa dei ricchi», cioè dei possessori di seconde case che si sono impegnati a versare ben 10 mila euro a testa per il progetto di rilancio di San Sicario. «Ci siamo trovati in Piazzetta di San Sicario con la consapevolezza che di cavalieri bianchi non ce n’erano all’orizzonte – spiega Giuseppe “Pepe” Peyron, professionista torinese e presidente della Coop Nonsoloneve –. E che gli unici a cui stava a cuore che San Sicario continuasse a vivere eravamo noi possessori di immobili. A San Sicario mancava tutto. Ma non i cervelli. E se ognuno di noi avesse messo a disposizione le proprie competenze professionali, magari sarebbe saltato fuori qualcosa di positivo».
Detto fatto, i primi “volontari” di Nonsoloneve cominciano a frequentare riunioni di condominio, momenti conviviali della borgata, persino la messa domenicale per cercare soci tra gli altri possessori di seconde case. Parallelamente fanno stimare i locali commerciali di San Sicario, che dopo essere stati pagati dal Monte dei Paschi di Siena 9 milioni di euro pochi anni prima, oggi ne valgono solo più 3. Obiettivo? Arrivare alla raccolta di almeno 6 milioni di euro attraverso la vendita delle azioni della cooperativa, per realizzare l’acquisto e la rimessa in funzione degli esercizi commerciali. «Dovevamo decidere se cercare1200 persone che mettessero 5.000 euro o 600 che ne mettessero 10 mila – spiega Sandra Furletti, vicepresidente di Nonsoloneve –. Certo chiedere 5.000 euro sarebbe stato più popolare. Ma molto più complesso. E in fondo la gente che viene a San Sicario i soldi ce li ha. In fondo è come comprare la tessera d’ingresso di un golf club. Uno sforzo supplementare a fronte della possibilità di perdere tutto».
La data ultima per la raccolta quote è il 31 dicembre di quest’anno. Ma dal mese di novembre la Nonsoloneve ha già raggiunto il suo obiettivo, con 610 soci per un totale di 6 milioni e 100 mila euro. «I lavori di ristrutturazione cominceranno ad aprile del 2013 – continua Pepe Peyron – e dureranno 3 o 4 anni. Abbiamo chiesto al Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, all’Environment Park e al Massachusetts Institute of Technology di Boston di poter diventare per loro un “living lab”, dove testare tecniche e materiali smart». Sandra Furletti annuisce: «Okay, siamo Guggenheim in mezzo ai monti, però siamo nati così e non possiamo trasformarci in una baita. Tanto vale esaltare le nostre caratteristiche. Attraverso il risparmio energetico nei condomini, la mobilità sostenibile con la monorotaia e il non consumo di territorio».
Mentre la borgata di San Sicario è ormai divisa tra soci e non soci di Nonsoloneve, tanto da far nascere e morire vecchie e nuove amicizie, nel vicino comune di competenza, Cesana Torinese, qualcuno comincia a crederci. Tanto che l’amministrazione ha deliberato un contributo a fondo perduto, nei confronti della cooperativa, di ben 60 mila euro. E si parla insistentemente di 60/100 nuovi posti di lavoro, che in ottica smart saranno destinati ai residenti locali. Infatti la fase due dell’operazione, quella in cui Nonsoloneve dovrà selezionare le offerte commerciali da inserire nel centro di sua proprietà, è partita. Che grazie alla rinata “condivisione del futuro” della borgata saranno, si spera, supportate dalla maggior affluenza dei condomini. «Ci siamo accorti che è aumentato l’interresse in San Sicario», conclude Pepep Peyron. «E tutti noi l’abbiamo fatto proprio per questo – aggiunge Sandra Furletti -. Perché se dovessimo pensare alle ore di lavoro messe in questa operazione, ci saremmo probabilmente comprati altri due appartamenti».
Altra sfida portata avanti dalla cooperativa Nonsoloneve è la promozione della borgata finalizzata ad attirare nuovi tour operator, che possano proporre un’offerta di sport e attività più variegata possibile, in modo da smarcarsi da un’offerta turistica focalizzata unicamente sullo sci da discesa. Settore che, pur restando prevalente, è sempre più soggetto ai “capricci” climatici, all’aumento del costo dell’energia e a un cambiamento culturale in atto nelle pratiche turistiche. Il tutto per andare verso quella che l’urbanista Roberto Gambino definisce una “conservazione innovativa”, che consiste nel non dissipare il patrimonio tradizionale delle montagne ma neppure rimanere ingabbiati al suo interno.
Maurizio Dematteis
Sono una proprietaria di alloggio a sansicario, e nn vedo l’ora che questa località possa rivivere i tempi passati, con negozi ed attività, con fermento e ottimismo.
Frequento sansicario dagli anni ’80, e sono com’era una volta. In più sono un architetto, molto interessato ai tipi di interventi che saranno fatti, ed appoggio totalmente in nuovo concetto di Smart City che si sta sviluppando in tutta Europa, e di cui Torino è stata protagonista nel 2012. Confido nella coooperativa!