Siamo ormai abituati a vedere, nei periodi estivi e fino a inverno inoltrato, corsi d’acqua in stato di secca o con quantitativi ridotti al minimo, con ecosistemi idrici compromessi e ricadute negative sul paesaggio. Data la scarsità di accumuli nevosi in tutta la catena alpina dell’inverno corrente è probabile che l’estate prossima il fenomeno sarà ancora più marcato.
Si presume che i cambiamenti climatici ridurranno fortemente la disponibilità di acqua nelle Alpi e nelle pianure adiacenti; anche le attività antropiche, soprattutto con i prelievi a uso idroelettrico e irriguo, contribuiscono al deterioramento dei corsi d’acqua. Inoltre, a seguito della riduzione delle precipitazioni, si avranno più lunghi periodi siccitosi in estate e nevicate di minore intensità in inverno. Di conseguenza, aumenteranno le richieste di questa preziosa risorsa naturale e i conflitti tra i vari utilizzatori sono destinati ad accentuarsi.
Fiumi e torrenti delle Alpi forniscono acqua a 170 milioni di persone. La Cipra ha stimato che solo il 10 % dei corsi d’acqua alpini possa essere considerato ecologicamente intatto, ossia esente da fenomeni di inquinamento, non eccessivamente sfruttato né compromesso per quanto riguarda le portate. La qualità ambientale dei corsi d’acqua e degli habitat ad essi legati rende quindi necessari interventi migliorativi, non certo ulteriori sfruttamenti. Non possiamo permettere che gli ultimi fiumi intatti vengano snaturati da impianti idroelettrici, né che vi si prelevino quantità eccessive di acqua.
Purtroppo diversi paesi alpini, più che favorire il risparmio e l’uso efficiente dell’energia, hanno programmato uno sviluppo dell’energia idroelettrica, spesso con la tipica scusa dell’abbandono dell’energia nucleare. Invece di perseguire lo sfruttamento assoluto a spese dell’ambiente, sarebbe auspicabile mirare alla modernizzazione degli impianti esistenti e all’adozione di misure di compensazione ambientale. Questo porterebbe a un miglioramento dell’efficienza energetica in tempi brevi. Esistono numerosi esempi di ristrutturazioni che hanno consentito di triplicare la produzione energetica, insieme a un miglioramento delle condizioni ambientali a seguito di interventi di compensazione. Ci sono poi molti modi per risparmiare acqua. Le irrigazioni a goccia per produzioni agricole di pregio come la frutta, ad esempio, possono garantire maggiori profitti e richiedere meno acqua rispetto alla coltivazione di cereali.
Che dire poi dello sviluppo eccessivo e disordinato delle piccole centrali idroelettriche? Il risultato è quello di considerevoli danni ambientali a fronte di produzioni energetiche piuttosto modeste. Il contributo delle piccole centrali è infatti trascurabile: esse rappresentano il 75 % del totale degli impianti, ma producono solo il 4 % dell’energia idroelettrica delle Alpi. L’autorizzazione a realizzare nuove centraline dovrebbe perciò essere subordinata alla verifica di standard ecologici rigorosi.
L’acqua non è una risorsa come le altre; fa parte della nostra eredità e deve quindi essere tutelata e gestita di conseguenza. Sia le popolazioni residenti nella regione alpina che coloro che vivono al di fuori di essa, ma che dipendono dalle sue risorse idriche, hanno il diritto di poter accedere a una sufficiente disponibilità di acqua potabile di buona qualità. Fornirla è un dovere fondamentale delle autorità, uno di quelli che non possono essere messi in discussione a seguito delle privatizzazioni.
Francesco Pastorelli
Per saperne di più: http://www.cipra.org/it/alpmedia/dossiers/23