«Nel 2011 la Provincia ha autorizzato cinque progetti e altri cinque erano già stati autorizzati nel 2010 – spiega Marco Fino, del Settore gestione risorse del territorio della Provincia di Cuneo -. Ma a tutt’oggi gli impianti in funzione, a parte una serie di micro impianti già esistenti sul territorio, sono solo due. A Envie e Busca».
Si tratta di due impianti piccoli, al di sotto di 1 megawatt. Come tutti gli altri autorizzati dalla Provincia. «Taglia che permette – continua Fino – di ricorrere all’incentivo della tariffa onnicomprensiva». Cioè una quota fissa stabilita per legge, pari a 0,28 centesimi per kWh prodotto. Si tratta, però, di impianti che producono quasi esclusivamente elettricità, in quanto gli incentivi premiano solo la produzione elettrica. Ma l’efficienza di questi impianti è molto inferiore a quella che potrebbe essere raggiunta privilegiandola produzione di calore, ad esempio per il teleriscaldamento.
Si tratta di progetti proposti da soggetti privati, come studi di progettazione «che magari rivendono le autorizzazioni ottenute dalla Provincia a terzi – spiega il funzionario -. Oppure aziende del settore energetico come, ad esempio, la holding Sorgenia, che detiene un’autorizzazione a Cuneo e una a Pamparato. A volte direttamente le ditte boschive che producono cippato, interessate a realizzare un proprio impianto». Quello che sembra mancare nel Cuneese, così come altrove del resto, è l’iniziativa pubblica da parte dei Comuni. Che potrebbe voler dire la realizzazione di consorzi territoriali, con la possibilità di realizzare progetti più ambiziosi e più efficienti.
Un tratto caratteristico interessante dei piccoli progetti presentati nel Cuneese è la dichiarazione di voler ricorrere alla filiera locale per il rifornimento della materia prima. «In effetti tutti gli impianti autorizzati sono a filiera corta – continua Fino -. E i proponenti fanno questa scelta in modo spontaneo. Certamente, lo fanno per ricevere un parere positivo in sede autorizzativa, ma una volta approvato il progetto definitivo sono comunque costretti a rispettarlo». Un buon segno per la potenziale costituzione di una filiera legno-energia nelle valli della Provincia di Cuneo. Che però, purtroppo, non corrisponde ancora alla realtà dei fatti. Perché, come conferma Marco Fino: «una vera filiera territoriale, che potrebbe rafforzare e rendere il settore più competitivo, non esiste. Mancano le ditte boschive, il territorio è diviso in mappali privati microscopici e anche il livello di infrastrutturazione è scarso o inefficiente. Tutto questo, innalza molto i prezzi della materia prima». Che in altre parole vuol dire: fino a che vengono effettuati piccoli impianti, il legno si trova. Ma nel momento in cui si decida di fare sul serio, la Provincia di Cuneo sarebbe davvero pronta?
Ma filiera del legno e i tempi lunghi di realizzazione degli impianti non sono l’unico problema di cui soffre il settore della produzione di energia da fonti rinnovabili. Vi sono ad esempio i malfunzionamenti tecnici. E’ il caso degli impianti di pirogassificazione, la cui tecnologia è promettente ma ancora immatura: la centrale di Villanova di Mondovì ha dovuto interrompere più volte la produzione per gravi disfunzioni tecniche.
Ultimo, ma non certo per ordine di importanza, i rapporti con il territorio: «tutti gli impianti a biomassa sono considerati come il nuovo Satana da parte associazioni ambientaliste – spiega Fino -, a prescindere dalle loro caratteristiche. E ogni volta che c’è un progetto si formano comitati contro, che temono per la salute dei cittadini, spesso per partito preso».
Matteo Puttilli