Erich Giordano e Lorenzo Delfino, Altrove. La montagna dell’identità e dell’alterità, Scarmagno 2009, Priuli & Verlucca
Riportiamo un brano tratto dal saggio introduttivo di Enrico Camanni:
«… ed eccoci alla montagna del terzo millennio, un coacervo di vecchio e di nuovo, un impasto di tradizione e modernità, un mondo fragile e complesso che si trova davanti a scelte difficili e decisive. Paradossalmente la sopravvivenza della tradizione dipenderà dalla sua capacità di trasformazione e dalla disponibilità a “contaminarsi” con altre culture difendendo i valori importanti. Pena la museificazione o l’estinzione. La cultura alpina ha bisogno della cultura della città (ampiezza di visione, capacità di programmazione), così come i cittadini hanno bisogno delle montagne per ritrovare cieli liberi e tempi liberati.
L’altrove non sta più nel “paradiso perduto” delle genti walser, dunque in un luogo estraneo nel tempo e nello spazio, e neppure nella proiezione romantica che contrapponeva con fede cieca la purezza delle vette alla corruzione del piano.
L’altrove sta qui e ora, nel rovescio di questo stesso mondo, in un “esostismo” contemporaneo che non deriva dalla distanza o dall’irrangiungibilità, ma da una vicinanza che si fa avventura o rifugio perché trattiene a sé valori centrifugati da un mondo disincantato: la lentezza, l’immaterialità, il silenzio, la vita comunitaria, i ritmi naturali.
Questi valori a prima vista ancestrali, perché apparentati con le società arcaiche, diventano attualissimi se letti come “altro” di una società frenetica, utilitarista, rumorosa, individualista e artificiale. Allora il passato assomiglia al futuro, e la tradizione ha sentore di avanguardia».