La montagna che perde silenziosamente e inesorabilmente abitanti soprattutto in certe aree delle Alpi orientali, mentre nell’Occidente dei vinti di Revelli di ieri appaiono oggi più forti e incoraggianti, anche se tutto sommato sporadici, i primi segni di controtendenza, di rivincita. Il caso di Ostana presentato nel numero scorso della newsletter non è soltanto una sferzata di speranza ma è anche la dimostrazione che – se opportunamente coltivate – le opportunità per la montagna possono aprirsi anche in un contesto di crisi. Potrei aggiungere, azzardando un po’, anche grazie alla crisi. A partire dal potenziale endogeno dei territori montani, oggi più che mai importante, e dallo stallo dell’effetto idrovora della pianura. Condizioni di innesco che, tuttavia, per poter garantire uno sviluppo ulteriore e duraturo necessitano di strumenti di governance appropriati e di un contesto politico forte e coeso, deciso a porre la montagna al centro della propria azione.
Alpi regione d’Europa – da area geografica a sistema politico” –  il libro scritto a quattro mani con Sergio Reolon – sostiene che la montagna, prima ancora che di sussidi, lodevoli iniziative e buona volontà, abbia bisogno di ritrovare peso e centralità politica.
Fatte salve le eccezioni delle Province Autonome di Trento e Bolzano e della Regione Autonoma della Valle d’Aosta, in Italia le Alpi sono oggi governate dalla pianura. E questo avviene anche in regioni a statuto speciale, come nel caso del Friuli-Venezia Giulia. La montagna, al di fuori di queste eccezioni, è periferia ed è spesso considerata un peso, un fardello, un’area marginale. Le politiche territoriali sembrano limitarsi a fare in modo che essa gravi il meno possibile sulle risorse globali.
Laddove esistono invece forme più marcate di autonomia amministrativa, la marginalizzazione rispetto ai centri di potere situati in pianura appare assumere contorni molto meno marcati. Sarà un caso che in Italia le politiche più efficaci per la montagna siano state realizzate dalle Province Autonome di Trento e Bolzano? Sicuramente dobbiamo interrogarci su questo.
Territori interamente montani ai quali sono state attribuite svariate e vitali competenze  e che hanno quindi la possibilità e gli strumenti per trattare e cooperare con i territori limitrofi e le aree di pianura in un rapporto orizzontale e non verticale, sviluppando una cultura politica di cui beneficia la montagna.
È dunque necessario e urgente un ripensamento generale della gestione dei territori alpini, soprattutto in Italia, e creare davvero le condizioni per una fattiva collaborazione a livello transfrontaliero al di là di quei confini regionali e nazionali che in fondo, come per il Tönle di Mario Rigoni Stern, per gli abitanti delle Alpi non sono mai esistiti se non come guardie da pagare o gendarmi da evitare.
Marcella Morandini – *Funzionario del Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi (le opinioni contenute nel presente scritto sono espresse a titolo personale e non riflettono necessariamente la posizione del Segretariato).

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