Dopo il biennio sloveno, la presidenza della Convenzione delle Alpi passa alla Svizzera. Per i prossimi due anni, la Confederazione, che come l’Italia non ha ancora sottoscritto i protocolli di attuazione, avrà il compito di guidare e indirizzare il complesso lavoro di pressione verso le istituzioni per una politica mirata nei confronti dell’arco alpino. Per l’occasione, l’Ufficio Federale dello Sviluppo Territoriale (ARE) elvetico ha dedicato all’arco alpino l’ultimo numero della propria rivista, Forum Sviluppo Territoriale, dal quale emergono interessanti indizi sull’approccio nei confronti della Convenzione che la Svizzera potrebbe scegliere per il futuro.

Il titolo scelto per questo numero della rivista – “Le Alpi. Pensare Internazionale, agire regionale” –  evoca, forse non casualmente,  il principio del pensare globale d agire locale proposto dall’Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile definita al termine della Conferenza Onu su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro 1992. Nei fatti, anche le politiche per la montagna proposte dalla Convenzione delle Alpi rispecchiano il principio di applicazione di linee d’azione comuni di grande scala – in questo caso l’intero arco alpino – attraverso interventi a scala locale e regionale.
La particolare posizione della Svizzera nei confronti delle politiche internazionali in generale, e della Convenzione nello specifico, rende particolarmente interessante capire quale sarà il suo approccio  a questo biennio di presidenza.
«Non avendo ratificato i singoli protocolli di attuazione, il nostro Paese è chiamato a sviluppare una  collaborazione alpina particolarmente attiva e a elaborare idee proprie per un futuro orientamento
delle attività. Il biennio di presidenza offre un’eccellente occasione in tal senso. La Svizzera avrà l’occasione di porre importanti accenti di contenuto», spiega nel proprio intervento sulla rivista Silvia Jost, delegata dell’ARE per gli affari internazionali. Secondo Jost, l’impegno della Svizzera nel biennio di presidenza si dovrà concentrare soprattutto su alcuni temi, come il rafforzamento della collaborazione tra gli attori attivi per la gestione del territorio alpino, un passo avanti nel riconoscimento della macroregione alpina, un innalzamento del livello di attenzione su scala europea nei confronti dell’ambiente alpino e il superamento di quello che viene ritenuto un conflitto di interessi tra protezione e utilizzazione del territorio montano.
Alcune prospettive per la prossima presidenza della Convenzione delle Alpi vengono anche da un’intervista, pubblicata sulla rivista, a Bruno Messerli, geografo emerito dell’Università di Berna, secondo il quale «la Convenzione delle Alpi può essere ravvivata solo attraverso una grande sfida. L’iniziazione della macroregione europea Alpi sarebbe ideale. La pressione a livello di impegno e collaborazione che ne conseguirebbe sarebbe salutare così come lo sarebbe la pressione dell’Ue sulle metropoli per un loro  sostegno degli obiettivi della Convenzione».
Nel resto della rivista, focalizzata soprattutto sulla realtà svizzera, si trovano interessanti riflessioni sui temi più “caldi” relativi all’arco alpino, che in buona parte corrispondono agli argomenti affrontati dai protocolli attuativi della Convenzione delle Alpi: produzione di energia (alla ricerca di un’armonizzazione tra gli interessi della protezione e quelli dell’utilizzazione del territorio),  traffico (trasporto delle merci su rotaia e creazione di una borsa dei transiti alpini a livello transfrontaliero), sbarramenti idrici, diversificazione economica (soprattutto attraverso la green economy) e cambiamenti climatici.
Giacomo Pettenati

Info: www.are.admin.ch