Nel panorama nazionale delle politiche per la conservazione della natura ed in particolare per le aree protette, il Piemonte vanta da tempo una posizione di spicco, per almeno tre ragioni concomitanti:
– perché, con la Regione Valle d’Aosta, ospita fin dal 1922 il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo, il più prestigioso e il più noto dei “parchi storici” italiani;
– perché fin dal 1990 ha istituito il Parco fluviale del Po, uno dei pochi grandi parchi fluviali europei, avviandone una gestione innovativa e di successo [Progetto Po, Piano del Parco e progetti attuativi, vincitore nel 2010 del Premio europeo dei pianificatori (ETCP)];
– perché fin dagli anni ’70 ha avviato la costituzione di un sistema di parchi regionali che, insieme con quelli di altre regioni, ha impresso una svolta decisiva alle politiche nazionali delle aree protette, fino allora ferme ai pochi “parchi storici” realizzati nei decenni precedenti.
Se le prime due ragioni sembrano tuttora in qualche misura attuali, ci si deve chiedere se l’esperienza dei parchi regionali abbia ancora quei caratteri di esemplarità e innovatività che ne avevano caratterizzato gli esordi.
Certo i parchi regionali piemontesi, che per dimensione, rilevanza e integrità naturalistica spesso non hanno nulla da invidiare ai parchi nazionali, costituiscono tuttora una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile della regione, isole di resistenza e resilienza contro i guasti derivanti dai cambiamenti globali e luoghi emblematici di sperimentazione e di ricerca. Ma la crisi che da qualche anno sta attraversando – ovviamente inseparabile da quella che impegna il paese e il mondo – non sembra riducibile alla carenza di risorse economiche. Non si può non notare che l’impatto territoriale delle aree protette, in termini di incidenza della superficie protetta sulla superficie territoriale complessiva, è alquanto inferiore a quello medio delle altre regioni europee (8,59% contro 17,90) [Per il Piemonte, dati ufficiali della Regione Piemonte, dicembre 2010 (elab. G. Negrini-Ced-Ppn, 2011); per l’Europa, Gambino R., Talamo D., Thomasset F. (a cura di), 2008]; e che le dinamiche di crescita – che a livello nazionale e soprattutto europeo hanno assunto negli ultimi decenni carattere spettacolare – sono state, nella nostra regione, assai più modeste. Non stupisce che anche i parchi piemontesi siano ancora in qualche misura pensati e gestiti come “isole”, separate dal contesto territoriale, con tutto quanto ciò significa in termini di frammentazione e discontinuità ecosistemica. E soprattutto in termini di mancata o difficile integrazione dell’azione di tutela con le strategie complessive dello sviluppo locale, da cui la stessa efficacia dell’azione di tutela spesso dipende: diffondere i benefici della conservazione fuori dei perimetri protetti resta quindi un traguardo difficile da raggiungere.
Si osservano peraltro nel territorio regionale alcune importanti controtendenze, che potrebbero cambiare e rafforzare il ruolo dei parchi: come le ricadute sociali e culturali che hanno decretato il relativo “successo” delle Olimpiadi 2006 nelle montagne del Piemonte, o le prime avvisaglie di un ritorno a ri-abitare le montagne, o più in generale, i tentativi in parte riusciti di fondare le prospettive di sviluppo locale sulle qualità e le identità ambientali, culturali e paesistiche – di cui i parchi sono i primi custodi.
Sollecitazioni non meno rilevanti sul sistema dei parchi piemontesi sembrano delinearsi sulla base degli orientamenti internazionali. In primo luogo le iniziative europee per “mettere in rete” le risorse naturali, onde ridurre drasticamente i fenomeni di “insularizzazione” e frammentazione e valorizzare nel contempo la biodiversità. L’iniziativa più importante, lanciata nel 1992 dall’Unione Europea concerne appunto la Rete Natura 2000, che ha portato a coprire, con una certa continuità, una parte rilevante del territorio regionale con i Siti di Interesse Comunitario e le Zone di Protezione Speciale: precisamente il 15,62 %, che, aggiunto alla quota sopra citata delle aree protette (al netto delle sovrapposizioni), porta il territorio protetto al 19,24 % di quello complessivo della regione.
Al di là di questi dati meramente quantitativi, il contributo delle aree protette alle politiche di tutela e valorizzazione del territorio regionale sembra destinato a rafforzarsi se anche in Piemonte tali politiche si orienteranno secondo i “nuovi paradigmi” raccomandati dall’Unione Mondiale della Natura [IUCN (Unione Mondiale della Natura), The Vth IUCN World Parks Congress, Durban, 2003], che portano l’attenzione sul ruolo delle comunità locali nel governo dei contesti territoriali, sull’allargamento delle misure di protezione al di là dei perimetri istituzionali, sulla complessità degli obiettivi che la pianificazione e la gestione delle aree protette debbono prefiggersi. Esigenze, peraltro, precocemente avvertite nell’esperienza piemontese dei parchi regionali.
In queste prospettive, particolare rilievo sta assumendo l’incontro delle politiche dei parchi con quelle del paesaggio, lanciate dal Consiglio d’Europa nel 2000 [Consiglio d’Europa, 2000, Convenzione Europea del Paesaggio] e recepite dall’Italia nel nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Il coordinamento di queste politiche (per ora inadeguatamente riflesso nel quadro legislativo, soprattutto per quel che concerne i rapporti tra la pianificazione dei parchi e la pianificazione paesaggistica) può infatti concorrere non solo ad allargare la protezione, come richiede la Convenzione, a tutto il territorio, ma anche ad arricchirne il significato e l’impatto sociale, economico e culturale. Le nuove frontiere della conservazione, dentro e fuori dei parchi, si situano peraltro in un orizzonte cooperativo che implica una svolta politico-culturale in direzione opposta a quella che la crisi in corso lascia intuire.
Roberto Gambino
Riferimenti bibliografici
– CED-PPN, Politecnico di Torino – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Direzione Generale per la Protezione della Natura (a cura di), AP. Il sistema nazionale delle aree protette nel quadro europeo: classificazione, pianificazione e gestione, Alinea, Firenze, 2003
– Gambino R., Talamo D., Thomasset F. (a cura di), Parchi d’Europa. Verso una politica europea per le Aree Protette, ETS Edizioni, Pisa, 2008
– Dati ufficiali della Regione Piemonte, dicembre 2010 (elab. Negrini G., Ced-Ppn, 2011); dati per l’Europa, in Gambino R., Talamo D., Thomasset F. (a cura di), 2008.