Il Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro è una delle prime aree protette a essere stata istituita in Piemonte, nel 1978. Questa esperienza pluridecennale ha permesso, nel tempo, il consolidamento dell’Ente. Come afferma la direttrice, Patrizia Grosso: «Ci sono voluti almeno quindici anni per instaurare prima, e consolidare poi, un rapporto proficuo con le popolazioni residenti nell’area del Parco e per individuare le tematiche forti su cui puntare per costruire e rafforzare la relazione con i turisti e gestire quell’equilibrio sottile tra salvaguardia e sviluppo del territorio a lungo termine». I parchi naturali, sottolinea Grosso, devono verificare nel tempo il rapporto con le popolazioni residenti per rispondere alle aspettative e ai bisogni, in termini di investimenti e ritorni nel medio e lungo periodo. Di sicuro un parco non lascia quelle cicatrici sul territorio che possono invece essere generate da un polo industriale; al contrario, un’area protetta mira ad aumentare sia la qualità di vita sia quella ambientale. Nel corso degli anni, il Parco Alta Valle Pesio e Tanaro si è dotato di personale specializzato e diversificato, adatto alle peculiarità del territorio. Nel caso specifico l’Ente si è indirizzato allo studio, alla tutela e alla valorizzazione della flora (circa un quarto delle specie vegetali presenti in Italia sono conservate nel territorio del Parco), pur non dimenticando altri aspetti importanti quali la fauna e i tratti morfologici carsici del massiccio del Marguareis. I turisti hanno mostrato, negli anni, un forte interesse riguardo alle attività proposte dal parco: dalle iniziative estive, ai restauri di monumenti (un esempio è la Certosa di S. Maria, la cui chiesa abbaziale risale al XII secolo), senza dimenticare la costruzione degli spazi espositivi e della sede. «La percezione dei visitatori è sicuramente positiva – continua Patrizia Grosso –, come si evidenzia sia dai giudizi pervenuti all’Ente, sia dalla volontà di contribuire attivamente nel suggerire possibili miglioramenti e nuove attività tramite lettere, mail e telefonate». Il consolidarsi, anno dopo anno, del rapporto tra popolazione, economia locale e Parco ha portato a ricadute interessanti.

Negli ultimi due anni, si sono presentate alcune difficoltà: la riforma regionale dei Parchi annunciata, ma non ancora predisposta, e la parallela e generalizzata crisi economica con i conseguenti tagli negli investimenti. È diventato più complicato programmare attività e interventi su un arco temporale medio-lungo, proprio per l’incertezza che grava su eventuali accorpamenti, riorganizzazioni del personale e cambiamenti di sede. Come rileva la direttrice, le fatiche economiche incontrate negli anni più recenti riguardano anche la possibilità di accedere ai finanziamenti europei, a causa della difficoltà nel trovare la quota di co-finanziamento richiesta dai bandi. Se alcuni parchi fluviali possono disporre di entrate dovute alla presenza di cave, nel caso del Parco dell’Alta Valle Pesio e Tanaro le entrate sono tali da non permettere la copertura integrale delle cifre. Eppure il Parco ha una forte ripercussione sullo sviluppo del territorio perché, come ricorda la direttrice, si è lavorato negli anni per costruire un indotto turistico volto a «creare presenze e non solo passaggi».
Gli stanziamenti per i parchi non prevedono cifre elevate, si stima che tutti i parchi naturali costino al cittadino 5-10 euro l’anno, eppure si tratta di investimenti che garantiscono ricadute immediate sul territorio. «Non sono soldi spesi per osservare con il binocolo – ricorda Grosso –, ma al contrario vengono direttamente investiti nell’economia locale, creando lavoro e qualità sul territorio». La riduzione dei fondi ha portato ad alcune conseguenze immediate: se l’anno scorso al Parco hanno lavorato tre ragazzi, uno per un anno, gli altri due per sei mesi, quest’anno si è potuto solo pagare un ragazzo per cinque mensilità.
«I Parchi non sono musei – colcude –, ma devono essere aperti all’esterno e garantire dei benefici tangibili per visitatori e comunità locali».
Giacomo Chiesa

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