Lo scorso settembre, la Provincia autonoma di Bolzano, al fine di salvaguardare il paesaggio, ha deliberato il divieto dell’installazione di pannelli solari e fotovoltaici sui terreni e sulle aree aperte. Nelle zone residenziali i pannelli potranno essere installati solo se integrati sulle coperture e sulle facciate, mentre nei centri storici e sugli edifici di valore l’installazione di tali tecnologie sarà subordinata all’autorizzazione degli organi preposti alla tutela dei beni culturali.
In tutte le aree produttive invece potranno essere fissati anche su supporti inclinati se posti su tetti piani o verdi. La decisione – caldeggiata dall’assessorato provinciale all’Urbanistica, all’Ambiente e all’Energia – è stata accolta con favore anche dal ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan, che ha anche auspicato l’adozione di misure analoghe a livello nazionale.
Il provvedimento, che a prima vista può apparire alquanto contraddittorio in un momento di diffuso interesse verso l’adozione di tecnologie per la produzione di energia “pulita”, è stato in realtà ben accolto sia in provincia che fuori. I sostenitori di questa scelta sottolineano infatti come non sia oggi necessario alcun parco fotovoltaico su aree vergini, dal momento che è possibile ad esempio sfruttare con lo stesso scopo le enormi superfici di copertura degli edifici industriali e commerciali che popolano i fondovalle alpini. Si tratta di un tema sempre più pressante se si considera ciò che sta accadendo anche in altre regioni italiane come in Veneto, in Piemonte e in Valle d’Aosta dove  – quotidianamente – le sovrintendenze e le commissioni paesaggistiche si ritrovano a fronteggiare un numero sempre crescente di richieste di autorizzazione all’installazione di pannelli fotovoltaici e solari, sia integrati con gli edifici che posizionati sul terreno. Il caso della Provincia di Bolzano è interessante in quanto rende manifesta una sensibilità più matura nei confronti del tema della sostenibilità nel campo dell’architettura e dell’edilizia. Sembra emergere infatti un rinnovato interesse per la qualità dell’ambiente e del paesaggio in senso lato e non strettamente circoscritta al problema della produzione “alternativa” di energia elettrica. Al di là di provvedimenti legislativi e normativi analoghi, è infatti importante che si diffonda una cultura dell’ambiente più consapevole e intelligente, che spinga la collettività a valutare con lucidità e in modo complessivo gli effetti delle proprie azioni sul territorio, senza lasciarsi trarre in inganno dall’abusata retorica costruita intorno al tema dell’energia “pulita”.
Preferire ad esempio soluzioni volte al risparmio energetico – la stessa amministrazione altoatesina ha lavorato duramente in passato a favore dell’adozione di misure per migliorare l’efficienza energetica degli edifici –, piuttosto che protesi e superfetazioni tecnologiche (come il fotovoltaico appunto) che contrastano in modo evidente con il paesaggio e accrescono la dipendenza dalla corrente elettrica. “Consumare meno” è la strada forse più praticabile per salvaguardare sia il dentro che il fuori delle nostre case.
Roberto Dini