Di Maurizio Dematteis
Esiste un NON ANCORA nel variegato mondo dell’offerta turistica in montagna che cerca di mettere insieme la sostenibilità economica con quella ambientale e quella sociale. A differenza dei modelli monoculturali del passato legati allo sci da discesa, spesso colpevoli di aver immolato la questione ambientale e sociale all’altare dell’economia, infrastrutturando il territorio e rendendo impossibile la permanenza in paese dei residenti a causa dell’aumento dei prezzi degli immobili, sono offerte di turismo dolce indirizzate a ospiti spinti dalla volontà di fare esperienze su territori con caratteristiche specifiche, un’offerta capace di intercettare turisti che non cercano la mera riproduzione di una visione stereotipata di montagna data dalla pianura, ma ne scovano i tratti caratteristici e le mille sfaccettature, senza bisogno di motori, rotori o particolari invenzioni. L’abbiamo toccata con mano io e i colleghi dell’Associazione Dislivelli attraverso l’animazione della rete Sweet Mountains, che dal lontano 2014 ci ha permesso di venire in contato con oltre 300 “soggetti minuti” sull’Arco alpino piemontese e valdostano, tutti ambasciatori di questo tipo di frequentazione turistica.
La fiducia
L’ho poi rincontrato quel NON ANCORA lungo tutto il resto dell’Arco alpino e poi giù, giù lungo la dorsale appenninica fino alle grandi isole, nella realizzazione di “Inverno liquido” (M. Dematteis e M. Nardelli, “Inverno liquido”, Derive&approdi 2023) scritto insieme all’amico Michele Nardelli. Sono migliaia di piccole realtà che hanno ripreso fiducia in loro stesse e si sono attrezzate per riaprire la porta di casa a ospiti capaci di apprezzarne le peculiarità: aziende agricole, piccoli alberghi, rifugi, b&b, ostelli, campeggi, ecomusei ecc. Comunità rinate e riorganizzatesi sull’onda della disgregazione del mondo dello sci da discesa, eroso dal cambiamento climatico e dall’innalzamento delle temperature che risalendo i versanti delle montagne le ha rese finalmente libere dalle catene della monocultura. Realtà che oggi hanno bisogno di attenzione da parte dei governanti, che andrebbero sostenute per poter avere l’opportunità di organizzarsi e fare rete, in modo da poter rappresentare al meglio il proprio territorio e poter così accogliere tutti gli interessati a venirlo a scoprire. “[…] occorre ripartire dalla presa di coscienza e dalla mobilitazione delle energie umane delle terre alte mettendo assieme soggetti minuti come i sindaci, i piccoli operatori economici in transizione, i professionisti, i giovani, le associazioni volontarie e le pro loco e farne altrettanti agenti sociali di sviluppo”, spiega l’amico Aldo Bonomi, proprio nella prefazione di “Inverno liquido”.
Da turismo a turismi
Oggi stiamo vivendo un cambiamento epocale, un cambiamento di paradigma dettato dall’innalzamento repentino della temperatura terrestre, accentuato dalla scossa pandemica del ‘20-’21 che ha spiazzato e spaventato molti operatori del turismo montano. il turismo di massa novecentesco, che si sta lentamente attenuando, era sicuramente un turismo più semplice da intercettare e gestire, perché in linea di massima andava laddove l’offerta lo lusingava maggiormente, verso comode e rassicuranti mete, sempre quelle, le più conosciute, mare d’estate e montagna della neve d’inverno. Oggi quella massa omogenea si sta sfaldando orientandosi verso tante offerte di turismo tra loro in concorrenza, che cercano di attrarre a sé i consumatori di tempo libero, a loro volta diversificati in tante tipologie diverse. Il turista del nuovo millennio vede addirittura la scelta di esperienza come il modo con cui definire la propria identità, la strada con la quale affermare la propria personalità: se faccio un selfie con la guida alpina in vetta a un 4000 sono un super sportivo, se immortalo la pernice bianca sono un esclusivo, se svelo i segreti di un ecomuseo semisconosciuto sono un cultore ecc. Questa diversificazione del turismo, e del turista, sulle nostre montagne libera un potenziale incredibile, permette finalmente di poter affiancare mete ed esperienze differenti alla cultura monolitica dello sci, che per oltre 50 anni ha regnato incointrastata. Nasce e cresce un’offerta di turismo dolce che punta su valori endogeni dei luoghi come l’ambiente incontaminato, il paesaggio sapientemente antropizzato, l’offerta culturale, la qualità dell’accoglienza, i prodotti tipici di artigianato e enogastronomia, il welness.
Il capitalismo delle piattaforme digitali
Ma come spiegano Albino Gusmeroli e Aldo Bonomi nel volume “I turismi visti dall’ultimo miglio” (Derive & Approdi 2024), oggi il turismo sta vivendo una seconda trasformazione epocale, che investe ancora una volta anche i territori di montagna. Grazie al capitalismo delle piattaforme digitali, come lo chiamano gli autori, diventato ormai il “principale intermediatore dei flussi turistici globali”, ed io aggiungerei sempre di più anche locali o di prossimità, i turisti del XXI° secolo cercano le loro mete online, e le piattaforme come Tripadvisor, Booking o Airbnb si mettono in mezzo producendo una grande selezione tra le destinazioni turistiche, dove vincono i territori più organizzati. Quindi, se l’offerta di turismo dolce da NON ANCORA vuole trasformarsi in una realtà adulta, e fare capolino nel gran business del turismo montano andando ad occupare gli spazi che si stanno liberando, deve organizzarsi in piattaforme turistiche territoriali ben riconoscibili e professionalizzate, con una regia forte, partendo dalla valorizzazione dalle sue caratteristiche intrinseche, che più saranno uniche e meglio la piazzeranno all’interno della concorrenza globale, europea, nazionale o locale, passando per la professionalizzazione e la pianificazione economica, ambientale e sociale. Dove queste operazioni sono state fatte, come ad esempio nei casi del Comprensorio di Beaufort sulle Alpi Graie francesi o in Valpelline nella valle del Gran San Bernardo valdostana, le comunità sono riuscite a creare modelli sostenibili in grado cambiare in meglio le sorti di intere aste vallive. Un business sostenibile dai numeri in crescita.
Valli valdesi valli europee
Grazie all’incontro e alla condivisione di vedute con Patagonia, la famosa azienda statunitense specializzata in attrezzatura e abbigliamento outdoor, l’Associazione Dislivelli lavora all’ideazione di un’offerta concreta di turismo dolce gomito a gomito con la comunità locale del pinerolese e le sue valli. Pinerolo con le sue tre valli di riferimento, Pellice, Germanasca e Chisone, è un territorio compreso nell’area della Città metropolitana di Torino, dove la nostra associazione da ormai lungo tempo è impegnata in progetti di sviluppo locale. Siamo partiti quindi dalla focalizzazione di una peculiarità unica e molto caratterizzante quale la cultura valdese che permea profondamente questi territori. Una cultura locale che trascende il puro aspetto religioso, seppur molto importante e sentito, con un forte riconoscimento e un richiamo internazionale, comprovato anche dalla massiccia adesione alla campagna dell’8 per mille della chiesa Valdese, che coinvolge non solo i credenti ma anche quanti subiscono il fascino di una cultura europea con un’apertura al resto del mondo.
Per cominciare a muoverci sul territorio ci siamo appoggiati al Consorzio turismo pinerolese e valli, giovane realtà con oltre 80 soci impegnata nell’organizzazione, promozione e sviluppo dell’offerta di turismo dolce locale, che ci ha introdotti in due realtà associative attive nelle valli da coinvolgere per il primo lavoro di costruzione di una mappa di comunità: l’associazione InValpellice e la Libera associazione valli Chisone e Germanasca.
Grazie all’aiuto degli aderenti a queste due associazioni, a loro volta impegnati a coinvolgere altri soggetti locali, abbiamo organizzato una serie di incontri per incontrare gli attori di cambiamento delle valli valdesi, già impegnati nella promozione della montagna dolce, nella realizzazione di una mappa di luoghi, persone e opportunità da proporre poi verso l’esterno. Nel tentativo, tuttora in corso, di unire le valli Pellice, Chisone e Germanasca con un’offerte di turismo dolce fatta di natura e cultura valdese, molto caratterizzante, che possa servire da finestra sull’immenso patrimonio che questi territori offrono. La realizzazione di una sorta di nuovo modello di fruizione turistica esperienziale a trazione valdese.
Dalle mappe di comunità, e sempre con l’aiuto delle associazioni coinvolte, abbiamo ideato alcuni itinerari residenziali dii più giorni, pensati per poter dare la possibilità all’ospite di vivere l’accoglienza delle valli valdesi con i giusti tempi, e li abbiamo testati personalmente. I soci di Dislivelli insieme ai rappresentanti del Consorzio turismo pinerolese, agli aderenti delle associazioni InValpellice e Libera associazione valli Chisone e Germanasca, alla responsabile del tour operator Artesulcammino, realtà specializzata nel turismo culturale con sede a Genova e Milano, coinvolta nel progetto in qualità di partner specialista del mercato turistico, hanno viaggiato in lungo e in largo le valli del pinerolose alternando attività escursionistiche in natura a visite guidate in luoghi della cultura valdese, all’assaggio dei prodotti tipici locali.
Quattro giorni passati tra le valli Pellice, Chisone e Germanasca nel corso dei quali abbiamo incontrato una quantità incredibile di persone tra sindaci, predicatori, residenti, esponenti dei centri della culturale valdese e tante altre ancora, tutte coinvolte e tutte, una volta capita la nostra buona intenzione, entusiate di poter raccontare una parte della storia e cultura del loro territorio. Ci hanno aperto le porte di ecomusei incredibilmente conservati, efficienti e ben gestiti, ci siamo seduti nei banchi in legno alle scuolette Beckwith, abbiamo visitato il cimitero che ospita la toma di Lidia Poet, hanno spalancato templi nuovi e antichi svelandocene la storia, ci hanno portato sui luoghi delle battaglie del Glorioso rimpatrio. Sempre alternando offerte di escursionismo in una cornice naturale incredibilmente bella e fortunatamente aiutata dal bel tempo. Un’offerta di turismo dolce delle passeggiate in natura, con degustazione di prodotti unici e visite a luoghi culturali, capace di contestualizzare l’esperienza rendendola unica.
Gli itinerari in itinere, per usare un gioco di parole, che abbiamo ribattezzato “Valli valdesi valli europee”, data la storica propensione dei territori valdesi a conservare reti internazionali con il nord Europa e non solo, vogliono essere un piccolo contributo ad un territorio ricco di opportunità e dalle potenzialità enormi, all’interno del quale operano numerose realtà altamente professionali per la valorizzazione di un turismo montano che va oltre quello dello sci, destagionalizzando e offrendo diverse possibilità. Un’ulteriore opportunità che il Consorzio turismo pinerolese utilizzerà per attrarre nelle sue valli un turismo dolce dai numeri in crescita, fatto di persone che arrivano da vicine o da lontane ma comunque curiose di capire, conoscere e vedere un territorio magnifico e carico di storia a cultura.