Si può lavorare dalla montagna rapportandosi con la città e con il mondo intero? Ma certo che si può! Ed è una vera rivoluzione, resa possibile dalla diffusione di Internet. Quel sottile doppino telefonico, o in altri casi le onde radio wi-fi, sono sufficienti a far sì che chi lavora con la testa, scrive, progetta, corregge, disegna, calcola, inserisce, compila, chi cioè non ha bisogno di una presenza fissa sul posto di lavoro, possa esercitare la propria attività in un ambiente di eccezionale bellezza e tranquillità. Aria pura, poco traffico, paesaggio tonico, qualità della vita e del lavoro.
Noi della Società meteorologica italiana l’abbiamo fatto. Stufi dei problemi della città, dell’ingorgo mattutino, del parcheggio che non c’è, del rumore, dello smog, abbiamo optato per un castagneto a 630 metri di quota in Valle di Susa. Davanti il Rocciamelone, dietro Pian Cervetto, dove si potrebbe anche andare nell’intervallo del pranzo (poi non ci si va mai, perchè il telefono squilla sempre anche in montagna…). Tra cinghiali e caprioli, ai confini tra mondo abitato del fondovalle e mondo selvatico del Parco Orsiera-Rocciavré, l’importante è che arriva l’ADSL. Un severo castello medievale alpino riattato, un server e dieci postazioni di lavoro alimentati a pannelli solari e si lavora come in città, meglio che in città. La posta elettronica non ha pace, il web ti fa consultare in un secondo tutto ciò che accade nel mondo, in un attimo condividiamo i nostri dati con il Colorado o con l’Himalaya. E intanto fuori è la montagna che veglia su di noi, ispira, rilassa, nutre. Inoltre il telelavoro permette a tutti i membri dello staff di fruire dell’ufficio comune solo quando lo desiderano: un giorno alla settimana ci si ritrova tutti davanti a un’insalata coltivata nell’orto adiacente, e negli altri giorni presidiano l’ufficio i colleghi più prossimi alla sede e gli altri lavorano da casa propria, dialogando via skype e posta elettronica. Meno spese di viaggio, meno tempo perso, meno CO2, più qualità di vita.
Cosa servirebbe? Che i collegamenti telefonici di qualità raggiungessero tutte le borgate, come fu l’elettrificazione cinquant’anni fa. La vera grande opera che connette le persone, rivitalizza i territori montani, crea opportunità e contatti, è un piccolo cavo elettrico o un ripetitore su un campanile. Non certo 57 km di tunnel per l’alta velocità ferroviaria pronto forse tra vent’anni. I bit e le idee corrono infinitamente più rapidi dei treni, non deturpano il territorio e costano molto meno alla collettività.
Luca Mercalli